GIOVANI E SOCIETA'


A dicembre, Bisacquino ha vissuto un momento particolare con un incontro di grande spessore sociale e culturale presso la sede dell'Associazione Nuova Bisacquino. Convinti che altri e altrettanto importanti incontri di tale genere saranno realizzati anche nel corso del 2013, pubblichiamo il resoconto della giornata ad opera dei suoi organizzatori.

GIOVANI PER UN MONDO UNITO
Bisacquino, 27-12-2012

L’Associazione “Nuova Bisacquino” assieme al suo fondatore Aurelio La Russa l’attuale Presidente Vito Tallarita ed alcuni dei suoi collaboratori tra cui Alessandro Colca, Antonio Caronna, Mario D’Aiuto ed Antonino Stabile ha organizzato giovedì 27 Dicembre 2012 un incontro per i giovani presso la sede di Corso Triona a Bisacquino, a seguito del GEN FEST di Budapest. L’incontro è stato tenuto da Giovanni Spiaggia di S. Cataldo, Baldo Attardo di Palermo e Piero Di Giorgio di Bisacquino, gen impegnati nel portare avanti l’Ideale di Chiara per la costruzione del mondo unito. All’incontro sono stati presenti circa quaranta giovani (ragazzi e ragazze) dai 18 ai 30 anni, alcuni dei quali provenienti dai paesi vicini di Chiusa Sclafani, Giuliana e Roccamena. I giovani si sono ritrovati in un clima di accoglienza e di gioia nella splendida sede dell’Associazione (ex Istituto I.T.C.G. “Don Calogero Di Vincenti” messo a disposizione dalle suore collegine della Sacra Famiglia). Piero Di Giorgio ha dato il via all’incontro presentandosi ed introducendo Giovanni Spiaggia e Baldo Attardo ai presenti in sala. Dopo un breve accenno a Chiara Lubich, fondatrice dei Focolari, si è visto un video dal titolo “Chiara e le Nuove Generazioni”, della durata di circa 20 minuti. Terminato questo momento Piero ha raccontato brevemente come ha conosciuto il Movimento, mettendo anche in rilievo l’aspetto propositivo dell’incontro, condiviso da Baldo e Giovanni, aperto a qualsiasi
riflessione dei giovani presenti. Si è proceduto poi alla visione del filmato sul GEN FEST di Budapest a conclusione del quale Aurelio La Russa, anche lui presente al GEN FEST, ha reso i giovani partecipi della sua esperienza. Lo stesso Aurelio, inoltre, dopo aver fatto una sintesi riguardo alla nascita dell’Associazione, ha presentato Vito Tallarita, presidente in carica, il quale ha dato la sua piena disponibilità ai giovani circa qualsiasi attività questi volessero organizzare in seno all’Associazione stessa. Successivamente Maria Elena Latino, Irene Contorno, Rossella Gannuscio, Pietro Fischietti e Vincenzo Santangelo del gruppo musicale “Favilla”, hanno espresso il loro gradimento offrendo la loro disponibilità per altre iniziative dello stesso tipo.
Si è quindi fatto un accenno alla vita di Chiara Luce Badano e ci si è stupiti del fatto che nella sala dell’incontro è affisso un bellissimo quadro che la raffigura. Nel frattempo che l’incontro si svolgeva Giancarlo Spiaggia e Gero Attardo, i papà di Giovanni e Baldo, assieme a Nino Mancuso, si sono adoperati nel preparare la “mangiatina” in vista della conclusione, affettando salame, formaggio ed altro e predisponendo il tutto in una sala munita di un lungo tavolo, ricco di bevande già pronte. Preparando la “mangiatina” si sono detti : che bello,  noi adulti  stiamo  vivendo questo incontro  facendo “ la parte di  Marta ”… Nel corso del momento di convivialità si è presentato Antonino Stabile il quale ha portato un bel po’ di sfincione, buonissimo, gustato a più riprese dai ragazzi. Abbiamo avuto la forte sensazione che durante l’incontro Gesù fosse presente, questo traspariva dall’attento ascolto della sala, dallo sguardo dei ragazzi e dalla gioia dello stare insieme anche nel momento di convivialità. 

RIFLESSIONI DI ALCUNI DEI RAGAZZI CHE HANNO PARTECIPATO

Francesco Spataro, 21 anni, da Roccamena (PA) del gruppo musicale “Favilla”
Da premettere che l’incontro di giovedì ci ha fatto riflettere tutti e ci ha fatto porre diverse domande ! Non è facile dare la mia opinione riguardo al mondo unito, perché appare essere un obiettivo talmente grande e quasi irragiungibile…Dico quasi però, in quanto i gen, questi straordinari ragazzi pieni di energia e con una voglia di fare spaventosa, mi hanno fatto capire che insieme non si può solo distruggere ma si può soprattutto creare. Anche se oggi mi è un po’ difficile essere ottimista, grazie ai gen ci sono riuscito. Ragazzi, il futuro siamo noi e le future generazioni: non ce lo lasciamo rubare !

Rossella Gannuscio, 21 anni, da Bisacquino (PA)
Quello che ho provato in questo incontro è stata la gioia immensa di vedere giovani che vogliono mettersi in discussione e capaci di amare, di amare il prossimo come se stessi e Dio attraverso l’amore al fratello; il piacere di stare l’uno in compagnia dell’altro esprimendo la gioia del pregare attraverso la musica. Credo che questa generazione rappresenti davvero il futuro: ciò che può dar vita al vero amore ed alla vera fratellanza !

Giovanni Campisi, 26 anni, da Giuliana (PA)
Come prima cosa tenevo a dire che sono un credente ma non praticante. Da questo incontro ho capito che il non essere praticante non significa non credere. La fede, infatti, può essere dimostrata con l’amore, la pace e la fratellanza. Di ciò ne è conferma il Movimento dei Focolari che non conoscevo. Oggi posso dire di essere veramente felice ed entusiasta di essermi avvicinato a questo movimento. Mi sento stimolato ad accostarmi alla fede giorno dopo giorno e trovo anche la forza di andare avanti, nonostante questa venga spesso a mancare per vari motivi. In queste poche parole credo di avere espresso la mia gioia. Spero e credo che presto faremo altri incontri: per me saranno di sicuro graditi.

Maria Elena Latino, 29 anni, da Bisacquino (PA)
Fin da subito sono stata colpita dalla presenza di parecchi ragazzi, di cui molti provenienti da diverse realtà associative locali. Sembra, a volte, che certe tematiche non possano interessare le giovani generazioni, eppure loro c’erano ed ascoltavano interessati le testimonianze, così come guardavano attenti la visione dei filmati. “Testimonianza” è stata la parola chiave di questo incontro organizzato dal movimento giovanile Gen.
Nei loro occhi tanta gioia contagiosa, tanto entusiasmo chiaramente palpabile e condivisibile. È incredibile come questo movimento possa riuscire a mettere insieme così tanti giovani provenienti da realtà diversissime tra di loro, molti credi diversi, alcuni addirittura non credenti, eppure erano tutti lì a Budapest, come i nostri amici, un fiume di ragazzi provenienti da tutto il mondo per il Gen Fest. Siamo così stanchi di vedere un mondo che va in rovina, per il quale noi stessi, a volte, lasciamo fare delegando sempre agli altri tutte le responsabilità. Eppure il mondo è attorno a noi… Tra mille problemi e preoccupazioni non sempre riusciamo a scorgere quel perenne filo di luce che è presenza di Dio. Ognuno al Gen Fest lo chiama secondo il proprio credo; alcuni non lo chiamano affatto ma la sua presenza è palese negli sguardi di quei ragazzi ed in chi ha vissuto e vive un’esperienza di incontro con Lui. Una frase mi ha colpito in particolare , ne riporto semplicemente il senso: nonostante il mare in tempesta, le avversità della vita e la mancanza di lavoro, noi dobbiamo continuare ad avere fiducia in Lui e permettere il compimento dei suoi progetti divini.
Solo Lui ha la chiave di tutto.

Vincenza Nicolosi, 26 anni, da Bisacquino (PA)
Sono venuta all’incontro un po’ scettica, con un’idea diversa e, perché no, direi anche sbagliata di ciò che mi aspettava. Non conoscevo la realtà dei focolarini, ho sempre sentito parlare di questo movimento ma non ho mai cercato di capire veramente cosa fosse. Devo dire che sono rimasta impressionata positivamente da ciò che ho visto, perché quando un video, una semplice sequenza di immagini, riesce a trasmettere delle emozioni allora vuol dire che c’è qualcosa di bello, e qualcosa di bello mi è sembrato di vedere in questa realtà. Mi sono sentita bene con me stessa, è stato come se quelle emozioni, quell’amore, quella forza, quella solidarietà che trasmettevano le persone attraverso le immagini contagiasse anche me.

Pietro Fischietti, 34 anni, da Bisacquino (PA)
Molte sono le sensazioni scaturite dall'incontro, ma certamente quella più importante è stata il calore che ha permeato l'intera iniziativa, unito all'evidente voglia di tutti di essere lì, di voler rimanere e partecipare, conoscere, scoprire... E' difficile dire in breve il cumulo di belle emozioni provate, ma una cosa è certa: sono incontri come
questi, così densi di significato, a dare testimonianza che, davvero, un mondo unito è possibile!

Irene Contorno, 21 anni, da Bisacquino (PA)
L'incontro con alcuni dei componenti dei Gen è stato particolarmente gradevole. Lo definirei una lezione di vita, ma soprattutto, una lezione di amore, quel sentimento vero che non conosce frontiere e si alimenta se lo si dona agli altri. Oggi più che mai il mondo ha bisogno di una generazione nuova, che abbatta gli egoismi e le brutture del nostro tempo e che affermi l'importanza di farsi uno con gli altri. Una rivoluzione d'amore è possibile: io ci credo. Grazie.

Piero Di Giorgio





Vi racconto Vintage Furoshiki

Eccomi qui, credo proprio che sia arrivato il momento di presentarmi. Ebbene, sono Epifania, Epi per gli amici, e questo è Vintage Furoshiki: un grande sogno che prende forma per diventare realtà.
Andiamo per ordine, voglio raccontarvi tutto pian piano rispondendo alle domande che spesso mi vengono poste: “Che cos'è Vintage Furoshiki? Qual è il suo significato?” (lo so che anche voi ve lo state chiedendo!).

Tutto è iniziato proprio un anno fa, era la fine di novembre quando, con in tasca un pizzico di speranza mi sono recata nella cittadina di Bisacquino. Ad attendermi c'era Antonino, un mio collega universitario pronto a indicarmi la strada che conduce nella sede di Radio Antenna Bisacquino. Di fronte a noi una piccola porticina con una targhetta indicante il nome della radio e la seguente scritta: “Libera emittente radiofonica locale a carattere comunitario”.

Dopo aver suonato il campanello si è subito aperta la porta: mi stavano aspettando. Una breve rampa di scale ci ha condotti in quella che è la base delle stazioni 91.50, 104.00 e 107.00. Ad accoglierci i colori caldi di un carinissimo ambiente accogliente, le pareti di un bell'arancione (guarda un po', il mio colore preferito!), ma soprattutto la vera anima di R.A.B.: il suo splendido staff. Ho conosciuto subito Biagio, Enzo, Antonino e Giovanni e con una voce tremante ed emozionata ho iniziato a spiegare il motivo della mia visita: “Sono venuta fin qui perché mi piacerebbe collaborare con voi, capire un po' come funziona il mondo della radio.” Quest'idea mi ronzava in mente già da un annetto, da quando avevo sentito parlare della radio dell'Università di Palermo, LDF Village, che aveva interrotto la sua programmazione per i soliti problemi burocratici ben noti a tutti gli studenti dell'ateneo palermitano. Allo stesso tempo pensavo che sarebbe stato meraviglioso sfruttare le potenzialità di una radio locale, alla quale non sempre si attribuisce il giusto peso, ma che invece è un importantissimo mezzo di diffusione e comunicazione. Perché non fare un salto a Bisacquino, lì dove viene lanciato uno dei pochi suoni che via etere arriva a Palazzo Adriano, il mio piccolo paesino circondato dai monti? Dopo aver chiesto se anch'io potevo fare qualcosa nei fine settimana, anche una semplice collaborazione, la risposta è stata unanime e non è tardata nemmeno un secondo ad arrivare: “Ma certamente! Saremo felici di averti qui con noi, nel nostro staff. Pensa ad un format, dai vita al tuo programma e da gennaio potrai iniziare con la programmazione.” Non credevo a ciò che avevo sentito: non solo potevo collaborare con lo staff della radio, ma potevo addirittura dar vita ad un programma tutto mio, durante il quale avrei potuto parlare di ciò che mi stava più a cuore. “Come fare a condurre un programma?”, pensavo, ma delle voci rassicuranti mi facevano credere che anch'io avrei potuto lanciarmi in questa avventura. E così è stato.

Subito dopo la confusione iniziale, saltellante e piena di gioia, metto in moto il mio cervellino cominciando a buttare giù delle idee. Volevo parlare di tutto un po', ma ho deciso che la tematica da portare avanti doveva essere legata al mondo dell'ecologia, un po' il filo conduttore dell'intero programma; nel nostro territorio se ne parla poco, non si è sensibili alla raccolta differenziata né all'importanza del semplice sacchetto di stoffa che potrebbe sostituirsi a quello di plastica per la spesa. Il nostro entroterra siciliano è ancora incontaminato e deve continuare ad esserlo, anzi è necessario valorizzarlo sempre più e sfruttare al massimo ogni potenzialità che questa terra offre.

Da questi spunti iniziali do vita ad un format il cui spot, recitato dalla voce femminile più deliziosa di R.A.B., quella di Marialuisa (ma non dimentichiamo che nemmeno Rosaria scherza!), dice: “Il primo programma di cultura in pillole ed intrattenimento. In perfetto stile vintage arricchito di musica, poesia, cinema, letteratura, curiosità, consigli ecologici, stranezze, aneddoti e tanto altro.” Il primo passo era stato fatto, avevo costruito un programma, ma mancava ancora qualcosa. Mancava un nome che potesse renderlo accattivante, che attirasse l'attenzione dei radio ascoltatori, ma soprattutto lo portasse al di fuori dei nostri confini territoriali (R.A.B. si ascolta anche in streaming collegandosi al sito www.radioantennabisacquino.it) e che contenesse un significato intrinseco in cui condensare l'intera filosofia del programma. Ho immaginato questo programma come una sorta di contenitore dal quale tirar fuori novità o elementi del passato, nel quale conservare e custodire ricordi. Si è accesa una lampadina, un piccolo dettaglio è venuto a galla, eccolo il nome di battesimo per il mio programma radiofonico: Vintage Furoshiki.

Ma non perdiamo di vista la domanda iniziale: che cos'è questa strana parola che arriva da una così lontana fetta di mondo? Il furoshiki è una stoffa quadrata, una sorta di fazzoletto  che, annodato in vari modi, viene utilizzato dai giapponesi per avvolgere oggetti da portare, ma anche per confezionare regali; una volta sciolti i nodi della confezione si consegna il regalo conservando il fazzoletto per non intendere che ci si aspetta un regalo confezionato nello stesso furoshiki. E quale sarebbe il collegamento tra questa strana pratica tutta orientale e un programma radiofonico nel bel mezzo dei Monti Sicani? Viaggiando molto con l'immaginazione vedo tante persone che sostituiscono i vecchi e puzzolenti sacchetti in plastica per la spesa con tanti furoshiki variopinti, che tirano fuori, tra le mille pieghe svolazzanti, pezzi di storia dimenticati, ricordi nascosti, liberi pensieri, riflessioni e deliziose chicche di ogni genere, ma anche “sottigliezze” e barlumi di resistenza che, a volte, chi è più forte di noi vuole tenere nascoste.

Prendere in spalla un furoshiki con dentro tutto il necessario per un'avventura reale o metafisica, un viaggio per visitare le meraviglie della natura o anche solamente immaginario. Insomma, un mondo melodico dove la spensieratezza e la sensazione di libertà si affiancano alla continua riflessione.
È perché mai un programma radiofonico dallo stile vintage? L'essenza vintage si lega al rispetto dell'ambiente: vivere vintage significa non gettar via tutto quello che abbiamo, ma provare a ripararlo, riutilizzarlo, modificarlo...dargli una nuova possibilità! Non inseguendo l'ultimo modello e l'ultima moda, personalizzando ciò che abbiamo, saremo perciò in grado di ridurre l'impatto dei rifiuti e del loro smaltimento.

Tra una puntata e l'altra, le varie assenze, la non puntualità nell'andare in onda causata dallo studio e  la poca professionalità, Vintage Furoshiki sta per compiere il suo primo compleanno. Un anno durante il quale questa esperienza radiofonica è stata tutt'altro che indifferente: mi ha permesso di avvicinarmi alla realtà bisacquinese, di confrontarmi con un nuovo mezzo di comunicazione e ritrovarmi a parlarne proprio qui, su Il Triona; ma soprattutto di conoscere la grande famiglia di R.A.B., fatta di persone davvero speciali e sempre pronte a fare del loro meglio per lasciare qualcosa di positivo al loro paese (non posso non citare il presidente Giovanni Marino e Claudia, non mi ero di certo dimenticata di loro!). Ovviamente in questa avventura non sono stata sola, mi hanno sempre accompagnata ed incoraggiata tutti i miei amici, ed in particolare Fabrizio e Luciano, gli altri due speaker e tuttofare che si sono dilettati con la regia e la parte più tecnica di questo “lavoro”, ma anche i radioascoltatori che ci seguono e lasciano dei commenti sulla fan page di Facebook Vintage Furoshiki, senza di loro tutto questo non avrebbe senso.

Il progetto Vintage Furoshiki è ambizioso e vuole ingrandirsi ancora un po', proprio per questo è nato il sito internet www.vintagefuroshiki.com. Il sito è ancora in costruzione, ma verrà lanciato a breve con all'interno i diversi contenuti che riguardano il mondo di R.A.B. e i podcast delle puntate radiofoniche andate in onda, in modo da poterle riascoltare nel caso in cui non si fosse riusciti a seguirle.

Credo di essermi dilungata troppo, ma voglio concludere con l'augurarvi un 2012 fatto di scelte coraggiose da portare avanti con la forza della ragione. Sarà un anno significativo per l'emittente radiofonica bisacquinese che festeggerà il suo 30° compleanno con una ricca ed intensa programmazione, riservando ai suoi radioascoltatori moltissime sorprese.
Epifania Lo Presti




“Movimento giovanile missionario”: giovani a servizio dei giovani

“Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo”: è su questo invito di Gesù, riportato dall’Evangelista San Marco, che, nel 1972, nasce il Movimento Giovanile Missionario (MGM), con lo scopo di diffondere in tutto il mondo il messaggio cristiano.
Da allora il Movimento, organismo pastorale della CEI, attraverso le varie Diocesi si è ramificato in tutta Italia, attirando un numero sempre maggiore di giovani, desiderosi di crescere secondo l’insegnamento cristiano e di diffondere il Vangelo, al fine di diventare dei veri “testimoni di Dio”.
“La missione è ad intra, ad extra e ad gentes - afferma Antonio Di Lisi, segretario missionario diocesano - ovvero deve partire da un incontro interiore con Cristo, per poter esternarsi e concretizzarsi nelle esperienze di vita di ogni giorno, a scuola,  in famiglia e a lavoro. Solo a partire da questi prime due tappe fondamentali si può anche arrivare all’esperienza di missio ad gentes, ossia la possibilità di conoscere e incontrare nuove culture e continenti, pur non essendo comunque una tappa obbligatoria.”

Di certo le missioni all’estero, soprattutto nei paesi più poveri e disagiati, sono un impegno importante e gravoso per il Movimento, ma è essenziale sottolineare come la missione sia fondamentale anche all’interno della società italiana, laddove molte persone, soprattutto giovani,  non hanno da tempo punti certi di riferimento da seguire e sono spesso lasciati in balia di loro stessi. Il MGM, per raggiungere la sua finalità di formazione dei giovani, procede in periodici incontri che si svolgono nelle varie diocesi, con lo scopo, anche, di far conoscere ai ragazzi le varie realtà missionarie presenti nel territorio. Ma, soprattutto, quello che colpisce maggiormente del Movimento sono i legami che si creano al suo interno, una profonda amicizia tra i giovani che vi fanno parte, ma anche una grande famiglia, in cui i momenti formativi diventano anche dei momenti di svago e di spensieratezza, nei quali è possibile scambiare le esperienze di vita.  A distanza di quarant’anni dalla sua nascita, il Movimento continua a svolgere intensamente e proficuamente il suo compito, che, come allora, vede i suoi giovani attivarsi con impegno e passione a diffondere presso i loro coetanei l’insegnamento cristiano. 
Alessandra Gaudiano


                                           

Default dell’Università. I giovani: emergenza lavoro.

“Non è tempo per noi”


Mala tempora currunt. L’appello di una generazione che ha paura del domani.


Nel ‘68 sarebbe stata la rivoluzione. Oggi ci si lascia andare a sentimenti di sdegno e rassegnazione, mentre si assiste allo smantellamento dell’Università pubblica, alla scarnificazione del diritto allo studio e ad una quanto mai evidente stagnazione occupazionale. L’Italia è il Paese in cui i genitori stanno meglio dei figli, in cui il mito della laurea che, appena conseguita, garantisce un posto di lavoro stabile è andato via via sgretolandosi. I giovani non vedono futuro, specie chi si accinge a scegliere una facoltà universitaria in cui il numero chiuso non assicura l’accesso. Così ci si ritrova a tentare ‘facoltà-cuscinetto’ per non perdere l’anno, a prendere d’assalto le Università private, scelte da chi può permettersi una retta elevata, o a concorrere per 100, 200 posti disponibili, risolvendo un test a risposta multipla che pretende di selezionare la classe dirigente del domani. Una gara, insomma. Chi vince realizza il proprio sogno.

Chi non ce la fa, può sperare in uno scorrimento in graduatoria o ritentare l’anno successivo. Un concentrato di immeritocrazia, il sapere che diventa un affare privato, elitario … e sullo scenario? Una generazione disincantata, senza aspettative. Dove immaginano di vivere il proprio futuro molti giovani universitari? Non in Italia, l’ormai affermato ‘Paese dei cervelli in fuga’. I nostri ragazzi in giro per il mondo a far vedere quanto sono bravi, mentre chi resta, salvo poche eccezioni, è accomunato dal medesimo destino di precarietà, tagli e portafogli semivuoti. Il dato allarmante è che ciò vale anche per quei giovani talentuosi, con curricula ottimi, che sulla carta dovrebbero essere agevolati nell’inserimento nel mondo del lavoro, ma che, al pari degli altri, si ritrovano alla ricerca di un posto fisso, con un' adeguata retribuzione, poco importa se in sintonia o meno con le proprie aspirazioni e competenze. I sogni, allora, che fine fanno?

Rimangono estranei ad una realtà che li annulla, prigionieri e vinti, nascosti in cassetti semichiusi nella speranza che qualcosa cambi. Eppure, sono i giovani gli indiscussi protagonisti di questo tempo che sembra averli dimenticati, con le loro ambizioni e i loro progetti. Non è una generazione senza voce, brava ad accettare passivamente un futuro dal profilo incerto. Il panta rei eracliteo, la consapevolezza che ‘tutto scorre’, non è una logica, conseguente, giustificazione. Basta individuare modelli organizzativi e formule espressive adeguate per rivendicare i propri diritti. Il segreto? Farsi sentire. Mai rintanarsi all’ombra dell’acquiescenza.
Irene Contorno