CULTURA


CON LE PINNE, IL FUCILE E… I LIBRI!

Estate, tempo di vacanze, di spiagge e di mare, di caldo e di bibite fresche. Di puro relax, insomma, per quanti hanno faticato nei mesi precedenti e sofferto il freddo e le piogge dell’inverno. Ma c’è chi, sotto l’ombrellone, non dimentica di portare un buon libro per dedicarsi a quella sana abitudine che è la lettura. E allora vediamo cosa poter leggere in questa estate 2013.
A farla da padrone, come sempre in questa stagione, sono i gialli: da Inferno, quarta avventura del semiologo Robert Langdon firmata Dan Brown, alla nuova indagine dell’ispettrice Grazia Negri ne Il sogno di volare di Carlo Lucarelli, dall’ennesima (e forse penultima) storia del commissario Montalbano in Un covo di vipere di Andrea Camilleri allo sconcertante Il caso Harry Quebert di Joel Dicker, dal primo libro della serie Le vendicatrici di Massimo Carlotto al vendutissimo Donato Carrisi con la sua opera L’ipotesi del male, tanto per citare solo alcuni degli autori più famosi, non c’è che l’imbarazzo della scelta.
A ruota, grande successo stanno ottenendo negli ultimi anni due filoni della letteratura al femminile: dal un lato quello imperniato su donne goffe ma pazzamente innamorate, sul tipo dei libri di Federica Bosco, e dall’altro quello in cui predomina uno sfondo più erotico, sulla scia di Cinquanta sfumature… di E. L. James. E di quest’ultimo genere è la trilogia tutta italiana della giovanissima Irene Cao dal titolo evocativo Ti guardo – Ti sento – Ti voglio.
Altra tipologia di libri che vanno per la maggiore sono gli storici, spesso polpettoni di 500 e più pagine che mescolano ipotesi e misteri più che strampalati: per l’eleganza del tema trattato, e per la maestria, da non perdere assolutamente è La rivoluzione della luna (sempre) di Andrea Camilleri, che nei libri con taglio storico dà il meglio di sé (da evitare invece le storielle pruriginose che pubblica con la Mondadori quale l’abominevole Il tuttomio).
Ultimo, ma di larga frequentazione sia tra i giovani che tra gli adulti, è il genere fantasy: tramontate la saga di Harry Potter e quella di Twilight, in realtà si aspetta ancora un ciclo che possa esserne l’erede perché gli altri, a partire di Hunger games, non sembrano all’altezza. Piacevole, allora, potrebbe essere la riscoperta dei fantasy classici o una più attenta lettura dei cicli della giovane autrice italiana Licia Troisi.
Per i ragazzi, da segnalare la collana La grande storia della Piemme (con autrici di stimata bravura come Carla Maria Russo e Ave Gagliardi) e il ciclo di Sally Lockhart, quattro libri firmati da Philip Pullman, autore de La bussola d’oro, che mescola atmosfere dickensiane e misteri sherlockiani in una cupa Londra di fine Ottocento.
Ultima segnalazione, infine, per Lorenzo Beccati: l’uomo che da la voce a Striscia la Notizia al Gabibbo e che a Paperissima ha lanciato la frase “Dobbiamo stare vicini vicini”, è anche un apprezzato autore di gialli storici. Consigliamo, perciò, di leggere la trilogia composta da Il guaritore di maiali, Il mistero degli incurabili e L’uccisore di seta: spesso il grande scrittore ce l’abbiamo noi, ma preferiamo cercarlo altrove.

Detto questo, buone vacanze e buona lettura. Che sia un’estate a tutto volume!
Pietro Fischietti


Formazione di una cittadinanza solidale e responsabile
Negli ultimi decenni, fenomeni come la globalizzazione dei mercati, l’emergere di nuovi bisogni sociali, gli scandali che hanno invasato tutti i partiti politici e le collusioni tra imprese e criminalità organizzata hanno portato a riflettere e a sentire urgente la necessità di un cambiamento verso un’etica del rispetto delle regole ma anche di una crescita della trasparenza delle istituzioni dello Stato.
 In questo quadro di incertezza e problematicità è necessario riflettere sulla possibilità di una cultura della legalità come ambito di confronto e costruzione della convivenza civile e democratica.
Società civile ed educazione alla legalità rappresentano orizzonti tematici raccordabili nell’ambito della progettualità pedagogica e formativa.
Il rispetto dei diritti umani e le pratiche democratiche si possono configurare come una dimensione trasversale del curricolo di vita di ciascuno.
La famiglia, la scuola, le istituzioni religiose e le diverse associazioni costituiscono i luoghi privilegiati per costruire un clima di comprensione e rispetto delle differenze, per formare cittadini solidali e responsabili.
La società civile si connota in modo autentico solo se esprime un rinnovamento etico-educativo, promuove la conoscenza e la comprensione di regole di comportamento e norme giuridiche, è capace di incoraggiare forme di partecipazione attiva, di sviluppo della responsabilità.
In questo contesto notevole importanza assumono le diverse associazioni che sono sorte dopo le stragi di mafia del 1992, in cui persero la vita i giudici Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Paolo Borsellino e gli agenti della scorta. 
Nel nostro territorio siciliano, ma anche fuori i confini della nostra isola, si sono formate tantissime associazioni di lotta alla criminalità organizzata e di difesa della legalità, come Libera, fondata da Don Luigi Ciotti nel 1995, che si è adoperata per la confisca dei beni alla mafia diventati oggi patrimoni dello Stato e destinati alla società civile, al bene comune. Si sono create cooperative che lavorano in queste terre confiscate, e ciò ha permesso di promuovere una cultura della legalità, creando lavoro e consentendo di favorire l’occupazione giovanile per la produzione beni come olio, vino, frumento e tutti quei prodotti che provengono dalla terra.
In questo modo si è sviluppato un orizzonte educativo secondo cui, attraverso il rispetto delle regole e la tutela delle persone e dei loro diritti, è possibile promuovere e costruire una progettualità educativa, formativa e lavorativa.
Diventa necessario investire in primis sul capitale umano, che deve essere una priorità nazionale dello Stato che purtroppo in questi decenni ha investito pochissimo sulla formazione, solo così si possono creare nuove pratiche formative-educative nel rispetto della educazione alla legalità, valorizzando le risorse umane che costituiscono un vantaggio competitivo per qualsiasi organizzazione socioeconomiche secondo orizzonti legati alla cultura della cittadinanza solidale.

MATTIELLA LA RUSSA





FACEBOOK OVVERO LA NUOVA FILOSOFIA


Probabilmente, in un giorno non molto lontano, quando Facebook si deciderà a emettere una propria valuta, l’economia passerà tutta da lì, e gli Stati dovranno trattare con esso come se fosse quello che già in effetti è: la più popolosa “Nazione” al mondo.
Intanto, però, il più grande successo di questo rivoluzionario social network non è l’aver connesso le generazioni, permesso a tutti di ritrovare persone ormai credute perse per sempre, fatto conoscere nuova gente ect., no, per niente: il maggior risultato di Facebook è stato l’aver creato le condizioni per una vera e propria proliferazione di nuovi filosofi.
Non passa giorno, infatti, che scorrendo gli aggiornamenti del sito non trovi perle di saggezza da chi meno te l’aspetti, molto spesso scopiazzate qua e là, altre volte partorite dalle menti di ragazzi e ragazze che lanciano la frase ad effetto per vedere, probabilmente, quanti “mi piace” totalizzano… Nessuno è immune da questa tendenza a trasformarsi in guru, ad emulare Platone e Aristotele, ad ergersi a maestro del pensiero, nessuno!
Nasce, però, la famosa spontanea domanda: a che servono il vezzo stilistico, il sillogismo più perfetto, il motto profondo se poi quasi nessuno di quelli che le scrive segue quanto afferma? Perché gli antichi filosofi generavano le proprie idee da un’esatta analisi della realtà attorno a loro e sancivano il proprio pensiero in massime che volevano essere, ed erano, direttrici di vita. Ma in un’epoca dominata dall’apparenza, in cui si valuta con incredibile e drammatica serietà il numero di amici su Facebook o di seguaci su Twitter come indicatori di importanza, chi può ergersi a pensatore, vero e genuino? 
Io, per me, la risposta ce l’ho. Non è chi pubblica l’aforisma migliore, né chi elargisce scritti e poesie come se regalmente donasse il succo del sapere. Il saggio è, invece, chi senza bisogno di parlare per dire non aspetta l’alba per iniziare un nuovo giorno, ma sfrutta fino all’ultimo raggio di sole del tramonto per trovare quel pensiero, anzi “il” pensiero, che può spiegare il perché delle cose e di se stesso, e che pure si addormenta consapevole che non troverà mai una risposta, perché risposta probabilmente non c’è.
Oppure, chissà, domani qualcuno su Facebook scriverà la formula esatta della felicità.


Pietro Fischietti




Società odierna: a quale ruolo siamo candidati?
“ Sei solo un pezzo della macchina e così tuo malgrado sei lupo o sei pecora!”
Gerarchie e ordini sociali, scambi di ruolo e giochi di potere.

Instabili e stabili, costanti e incostanti, frenetici e sedentari, onesti e disonesti, sinceri e bugiardi, umili e superbi, introversi ed estroversi: come siamo? Chi siamo? Studenti, politici, operai, commercianti, insegnanti, preti. I processi quotidiani, sotto imperanti convenzioni sociali ed etichette formali, ci assegnano ruoli, candidandoci a questi e costipandoci in essi. Ci collocano in uno dei molteplici posti delle classifiche umane, in cui siamo categorizzati per potere, pecunia, ceto sociale e furbizia. Tenendo presente la lezione pirandelliana di “Uno, nessuno e centomila”, ci accorgiamo come questi processi quotidiani ci costringono ad avere distinti ruoli, ci affibbiano facce che non abbiamo, decidono quale maschera dobbiamo indossare. Ammettendo come un principio universale la celebre citazione shakespeariana “Tutto il mondo è un palcoscenico, e gli uomini e le donne sono solo attori!", è vero che recitiamo tutti una parte nel teatro cosmico; ma è la parte che veramente vogliamo mettere in scena? Non abbiamo un vero ruolo, non abbiamo facoltà di scegliere. Ci hanno attribuito un aggettivo, ci hanno incasellato in un gradino della scala sociale e qui ci potremmo biforcare all’infinito ,ci potremo attorcigliare, potremo correre e dipanarci ma finiremo sempre per riavvolgerci e contorcerci in questa statico andamento sociale, senza via d’uscita. Perché non esiste via d’uscita da questo mondo: puoi credere nell’ “ideale  dell’ostrica” verghiano, puoi credere nel fatalismo, puoi essere ottimista e utopista, puoi credere nel paradiso ma devi comunque constatare l’ essere e l’ essenza del cosmo .E’ il sistema globale che ci riduce a “ personaggi-tipo” di un atto teatrale, personaggi con caratteri determinati, assemblati come pezzi intercambiabili di una macchina. Non siamo “personaggi a tutto tondo”, perché il nostro spessore psicologico viene annullato . Il sistema ti obbliga a startene da  “ furbo nel mondo dei più furbi”, dove sembra che a dominare sia sempre e solo il principio dell’evoluzionismo darwiniano , quel principio secondo il quale “il più forte vince e il più debole perde”. Siamo sì attori ma non abbiamo ruoli attivi perché recitiamo passivamente i copioni dettati dalle regole che i potenti ci impongono. E in quest’ordine gerarchico di poteri siamo solo miserabili tasselli del puzzle cosmico: commutabili, convertibili, interscambiabili ,sostituibili. O sei lupo o sei pecora. Le pecore diventeranno mai lupi e viceversa? È un’utopia sperare in quel mondo alla rovescia messo in scena da Plauto?

Bianca Rumore



Tutta colpa del  destino ?

Con il termine destino (spesso confuso con fato) genericamente ci si riferisce a un insieme d'inevitabili eventi che accadono secondo una linea temporale soggetta alla necessità e che portano ad una conseguenza finale prestabilita.
Il destino può essere concepito come l'irresistibile potere o agente che determina il futuro, sia dell'intero cosmo sia di ogni singolo individuo. Il concetto risale alla filosofia stoica che affermava l'esistenza di un ordine naturale prefissato nell'universo ad opera del Logos.
Martin Heidegger è stato il pensatore che in epoca moderna meglio ha tematizzato il concetto di destino. Per quanto riguarda l'uomo, l'idea di destino sembra infatti più corrispondere, psicologicamente, al nostro modo d'essere. Destino quindi determinato dalle scelte che facciamo, dettate dal carattere; dalla scelta che altri di noi fanno, che può quindi condizionare il nostro futuro, dettata dalla nostra fisionomia caratteriale.
Osho Rajneesh sostiene invece che "Accettare l'esistenza del fato comporta un suicidio, in quanto toglie ogni responsabilità all'essere", ed io sono  d’accordo con ambedue !
E’ ,si, vero che il destino è la sommatoria dei nostri aspetti caratteriali, ma accettarlo senza alcuna ribellione è autolesionistico e fatale e porta invariabilmente alla lenta decomposizione dell’essere.
Preferisco pensare che possiamo NOI determinare il nostro destino e renderlo il più possibile dinamico e costruttivo per noi stessi  e per i nostri posteri, rendere il nostro pianeta un posto meraviglioso dove vivere e sviluppare i nostri pensieri, dove realizzare i nostri desideri e portarli a conoscenza di tutti e, soprattutto,senza pensare che siamo inermi davanti al potere della politica e del denaro che in questo momento la fanno da padroni.
I maggiori sistemi di potere, comunismo e capitalismo, sono falliti miseramente,  il primo perché priva della libertà individuale e imprenditoriale e mutila  il progresso ,il secondo perché troppa deregolamentazione priva il cittadino della libertà di scelta e di difesa dalle classi più abbienti , regalandoci la condizione odierna di sofferenza economica . Il nostro governo, paladino del liberismo, ha abbandonato i giovani al loro destino. Innalzando i limiti dell’età pensionabile a 66 anni ed 11 mesi  o innalzando la soglia degli anni di versamento a 42 anni, ha ritardato, di fatto, l’ingresso degli stessi  nel mondo del lavoro di 5 anni passando dai 30 anni di ieri ai 35 di domani e se facciamo due conti ed aggiungiamo i fatidici 42 anni di versamenti, arriviamo a 77 anni, cioè, non si  percepirà pensione nella maggior parte dei casi .  Tutto questo è stato fatto  affibbiando alle famiglie il  costo derivante da questo ritardo  ed a provvedere  a tutte le  necessità dei propri figli disoccupati, condizione quest’ultima di grande umiliazione sociale.
Io però sono un inguaribile ottimista  e mi piace pensare che, riusciremo  a trovare quella TERZA VIA che ci permetterà di poter vivere un futuro più sereno, dove gli uomini potranno dedicare tempo a se stessi,alla propria famiglia, al prossimo tutto, senza avere il problema del quotidiano, potranno sviluppare idee ed allargare i propri orizzonti senza la pretesa di accumulare ricchezze e potere che ottenebrano la mente e che, in fondo, sono contrari ai fondamenti della Cristianità e di tutte le religioni e filosofie.
Questa sarebbe di certo una grande rivoluzione culturale e credetemi, mi rendo conto delle difficoltà che questa rivoluzione  dovrà  affrontare e questo, devo dire, è un compito che spetta, soprattutto, a voi giovani che siete la classe dirigente del futuro . Lo scoraggiamento non è previsto, ma dovrete partecipare attivamente alla vita ed alla direzione del vostro paese, della vostra regione, della vostra nazione, preferibilmente dall’esterno per evitare contagi malsani, proponendo idee e progetti e chiedendo ragione di determinati atti della politica e sul loro perché, dando e chiedendo  partecipazione attiva e diretta , rinnovando ,così, il modo di pensare, e  non dare per scontato che la politica ed il capitale avranno sempre la meglio sulle idee, NON È VERO,NON È VERO, NON È VERO !!!!!!!!    Sarà vero solo se voi lo accetterete, se accetterete privilegi che non vi spettano, scavalcando  e calpestando  quei vostri simili che ne avrebbero avuto  più diritto, se accetterete compromessi per avere vantaggi personali o economici emulando quelli che oggi voi criticate e che sarebbe giusto avversare, ma sarete del tutto simili a loro, senza scrupoli, schiavi del denaro e del potere, dovrete stare a capo chino  per tutta la vostra vita di fronte a chi vi ha favorito, avrete tradito voi stessi, le vostre famiglie, i vostri amici, le vostre idee  e dovrete  abbassare gli occhi davanti a quei cittadini onesti che non hanno cercato favoritismi e che si sono comportati da perfetti gentiluomini e con onore !
Potrete dire che questa sia Utopia bella e buona, ma anche andare sulla luna lo era e se non si prova a cambiare le cose, se ci si arrende, se ci si adegua all’illegalità, se la pigrizia mentale avrà il sopravvento, il vostro destino sarà segnato, sarà qualcosa di cui voi non sarete più gli artefici, ma le vittime !!!!!

1) Per onestà intellettuale devo dire che i riferimenti ad Heidegger ed ad Osho  così come la definizione di destino,non fanno parte del mio bagaglio culturale, ma copiati da Wikipedia

Valerio Scibetta




Ecclesia Sancti Martini
Storia e arte della Chiesa Madre San Martino di Corleone 

“Si crede che il primo e più importante tempio di culto cristiano a Corleone possa essere stato la chiesa dedicata a San Martino vescovo” inizia così la“Ecclesia Sancti Martini”, esordiscono così i due autori, introducendoci senza esitazione nel passato. E’ il fascino dell’antico, del remoto, del ritorno agli esordi che ci immette in un rievocativo cammino della storia dell’arte, ci trasposta in un flashback lungo secoli, in un gioco incessante di geometrie dell’architettura e dell’animo. Francesco Marsalisi e Calogero Ridulfo ci raccontano ‘storia e arte della chiesa madre San Martino di Corleone’ dalle origini al XIV secolo, per poi passare al XV, XVI, XVII, XVIII, facendo di quei secoli lo specchio della società, dei pensieri, delle abitudini, delle tradizioni, e infine arrivare ai giorni odierni. Lodevole è l’attenzione ai particolari, la precisione dei dettagli in ogni loro parte, l’oculatezza delle singole posizioni di altari e cappelle. La descrizione analitica della Chiesa in ogni suo angolo diventa funzionale per scandagliare mentalità e costumi dei differenti anni. Dal Cinquecento, caratterizzato da Riforma protestante e poi Controriforma cattolica, ad oggi Corleone si fa testimone di un itinerario civile, sociale, spirituale di rilevanza non solo locale, ma anche nazionale. Nel Cinquecento e nel Seicento per far rispettare i decreti del Concilio di Trento, che aveva dato inizio a un rinnovamento dottrinale e pastorale, i vescovi condussero ispezioni periodiche di diocesi in diocesi, di parrocchia in parrocchia. E qui gli autori non mancano di precisare come le visite pastorali prima del vescovo Ludovico Torres I, e dei nipoti dopo, puntavano più a un rinnovamento degli arredi e delle strutture interne ed esterne della chiesa corleonese, che a un rinnovamento morale e spirituale dei membri della chiesa stessa. Certamente non manca la focalizzazione di cappelle e altari che, nel corso del tempo, si facevano indice della potenza e della ricchezza delle famiglie che le possedevano. Contribuire economicamente per le sorti di una cappella o di un altare diventava, infatti, una sorta di competizione nobiliare per assicurarsi un posto nella piramide sociale e un posto in Paradiso. E’ ammirevole il “modus operandi” dei due autori che, senza esasperati ed eccessivi slanci spirituali e mistici, narrano gli episodi in maniera asettica e descrivono le scene con perfetta aderenza alle realtà del tempo. Particolare è l’accuratezza con cui a ogni ritocco, ornamento o cambiamento architettonico è assegnato un determinato prezzo (da “onze” e “tarì” alle “lire”). Il registro linguistico è medio, lo stile è paratattico, abilmente impreziosito da citazioni in latino volgare. Chi vuole visitare la Chiesa con Francesco Marsalisi e Calogero Ridulfo? Un vero “ritorno alle origini”.

Bianca Rumore




CONVERSAZIONE CON SOCRATE

Nel corso delle mie notti quasi bianche, mi sono preso la briga di pensare a cosa sarebbe venuto fuori da una intervista ad un filosofo del passato e, come sempre quando si vuole parlare di filosofia, la scelta ricade su Socrate ed  Aristotele, ma quest’ultimo è troppo serioso per una intervista, sicuramente il primo è più digeribile.
Mi immagino un incontro nell’Acropoli di Atene, passeggio spensierato nell’agorà, e chi ti incontro? Socrate. Un uomo basso di statura, tracagnotto, con un sorriso beffardo stampato sul viso ed uno stuolo di studenti accanto e dietro.
Mi fermo immediatamente pensando di intraprendere un dialogo con lui che non si tira mai indietro e lo saluto con grande enfasi “ Carissimo Socrate, come va, è tanto che non ci si vede!”
“Sto benissimo per certi aspetti, ma ho sempre un bruciore di stomaco che mi rovina le giornate, sarà stato il cous cous o  quella specie di tè che mi hanno dato da bere, ma ti assicuro, non mi fa dormire la notte”
“ Cosa pensi della situazione  politica di questi ultimi anni ,sia nel tua splendida Ellade  che  nella mia Enotria? Pensi che qualcosa possa cambiare?”
“Allora, mio caro, sai che il potere oggi è in mano ai sofisti che attraverso la retorica cercano di imporre agli altri il proprio punto di vista ,che sempre è relativo alla propria convenienza, come verità assoluta ed incontrovertibile. In questo modo avranno il potere per sempre e faranno tutte le deregulation che vogliono, fregandosene della gente e del  popolo ,se a parlare sono quelli di sinistra, e dei cittadini, se a parlare sono quelli di destra.”
“ Pensi che sia  il sistema a dover essere  cambiato o gli uomini ?”
“Credo che una sana organizzazione della società si basi ,soprattutto, su criteri di uguaglianza, di onestà e di correttezza e questo non lo si potrà pretendere da chi già è aduso al potere , che si è convinto di essere superiore agli altri ed in nome di questa presunta superiorità, ha perpetrato  le peggiori nefandezze. Non si potrà chiedere a loro di cambiare le regole, perché attraverso queste regole, hanno amministrato il potere arricchendosi alle spalle delle persone oneste.  Bisogna forgiare nuove ideologie, nuovi sistemi economici  e nuovi uomini, in special modo nuovi uomini con una cultura diversa, la cultura della fraternità e della legalità a tutti i costi. Il grosso di questo lavoro dovrà venire dai giovani di oggi, quelli che saranno i dirigenti del futuro ”
“Tu sei un filosofo illuminato certamente, ma noto che i giovani si sono assuefatti a questo tipo di mentalità, al fatto che qualcuno debba trovargli il lavoro ed i soldi per sopravvivere e quando ciò non si avvera non se ne curano affatto, perché ci sono genitori e nonni che sopperiscono alle mancanze della società e dei governi ed invece di sbracciarsi per crearsi una qualsiasi attività, si sono scavati una nicchia in cui stanno molto comodi, in cui la pigrizia mentale, che tanto comodo fa a chi ci governa, ha il sopravvento.”
“ Io non sono un filosofo, mi sono sempre considerato  come una levatrice che tira fuori i bambini dal ventre materno; così con il dialogo e mettendomi sullo stesso piano di chi mi ascolta e mi parla, cerco di condividere e di tirare fuori  da essi quelle verità che sono nascoste nel loro pensiero cercando di far viaggiare l’uomo verso quelle  che non saranno certamente verità assolute, ma relative al momento in cui ci si trova e soprattutto saranno le proprie verità e non quelle imposte da potentati di turno e dai mercati, creati dall’uomo ma considerati entità a se stanti , quasi divinità,e non a servizio dell’uomo”
“Ma quanto tempo pensi che ci vorrà affinchè il mondo vada in questa direzione?”
“Forse un giorno o forse cento anni, ma l’importante è iniziare un processo di rinnovamento in cui il dialogo franco stia alla base della politica intesa nel senso nobile della parola”
“ Ma adesso dove sei diretto?”
“Vado a riposare per sempre, quello che ti avevo detto essere soltanto un mal di stomaco, altro non era che i dolori che mi provoca il veleno che ho ingerito!”
“ Ma perché hai ingerito del veleno?”
“Sono stato condannato a morte perché ho messo i sofisti davanti alle loro debolezze ed alla propria ignoranza, minando il loro potere davanti al popolo, costringendoli ad ammettere di sapere di non sapere”
“ Ma ti condannano innocente, senza aver commesso alcuna colpa! Perché non fuggi?”
“Ahimè, non mi è concesso. Anche se la mia condanna può essere ingiusta, devo rispettare la volontà di chi l’ha inflitta, di quei cittadini che ,vittime della propaganda, credono alla mia colpevolezza. Io ho dialogato con le leggi della mia città ritenendole giuste e quindi non mi posso sottrarre ad esse, le devo rispettare anche se in questo caso quelle stesse leggi  sono diventate ingiuste, ma questo non mi  autorizza a non rispettarle più! Il rispetto della legge non è subordinato al nostro interesse particolare: essa va rispettata anche quando la si ritiene ingiusta, ma nel contempo è nostro dovere fare di tutto per modificarla col consenso degli altri. Ne consegue che fuggendo commetterei un’ingiustizia e, se permetti, io preferisco subirla una ingiustizia piuttosto che  farla!”
Detto questo si allontana per andare ad affrontare la morte con serenità, sapendo che il percorso della coerenza è un percorso difficile da seguire, ma quando si è capito l’ingranaggio,stabilite le regole, non si hanno più dubbi sul percorso migliore da seguire, la strada  è tracciata e diventa tutta in discesa.
Io lo seguo,mi accodo allo stuolo dei suoi seguaci, voglio andare fino in fondo e vedere la fine di questo grand’uomo che mi ha conquistato con poche e semplici parole.

Valerio Scibetta




Buon Compleanno R.A.B.!

C’era una volta, in un piccolo paesino chiamato Bisacquino, un gruppo di giovani molto volenterosi che decise di combattere insieme per sconfiggere una bestia che minacciava il loro territorio: Ignoranza. Ignoranza aveva però molti alleati: infatti Degrado Sociale, Arretratezza e Insufficienza di mezzi di comunicazione e d’informazione le stavano a fianco, rendendola ancora più forte. Per favorire la comunicazione e sconfiggere il loro acerrimo nemico, questo gruppo di giovani fondò allora Radio Antenna Bisacquino. I mezzi che avevano a disposizione erano molto pochi ma, con i loro risparmi e la loro grande forza di volontà, il 12 Luglio del lontano 1982, riuscirono a mandare in onda la prima trasmissione di R.A.B. A quel piccolo gruppo, si unirono in seguito decine di giovani, spinti dalla loro voglia di contrastare Ignoranza. Bisacquino cominciò così a capire che, in assenza delle odierne tecnologie, la Radio sarebbe stata l’unico mezzo per contrastare il loro nemico. Passarono gli anni e le cose sembravano andare bene, fino a quando dal Ministero arrivò una lettera: R.A.B. doveva chiudere i battenti! Ma i baldi giovani non si arresero nemmeno stavolta e, grazie alla loro caparbietà, dopo varie questioni giuridiche, riuscirono a mantenere in vita R.A.B. Nel 2010 questo gruppo crebbe ancora, estendendo la radio anche a Internet. Giovanni Marino (presidente di R.A.B.), dopo 30 anni, accompagnato dai suoi compagni di battaglia, continua a lavorare faticosamente per sconfiggere Ignoranza, anche se il lavoro per distruggerla definitivamente è ancora lungo. Buon compleanno R.A.B.!
Rossana Ragusa




Orientamenti e diversità sessuali: l'Italia dimostra ancora un'arretratezza culturale e sociale notevole.

Etero, gay, trans, bisex: assente la libertà?

Discriminazioni sessuali: vergogna, fobie, pregiudizi, distorsioni. 


Avete mai notato quante volte il sesso converga negli argomenti degli Italiani? Quante volte l’Italia viene apostrofata come il Paese del sesso? Quante volte parliamo di sesso quotidianamente? Troppe volte? Facendo un rapido bilancio e calcolando stupidi doppi sensi, volgarità, allusioni, offese e quant’altro, il sesso sembra essere, purtroppo, chiodo fisso dell’Italia. Ma non ci lasciamo ingannare dagli Italiani… è vero si professano ‘pro sesso’, ma quale sesso? Credete che gli Italiani intendano il sesso in senso lato? No. Sono perennemente dentro una campana di vetro, nella loro turris eburnea, chiusi in un universo sessista dove il maschilismo è imperante. L’unico tipo di rapporto ammesso è quello tra uomo e donna! E il resto? Omosessuali e transessuali? Ogni tipo di orientamento sessuale? La libertà non esiste. Non si accetta chi è diverso dal canone “uomo-donna”. Ma il problema non è la mancata accettazione, il problema sta nelle conseguenze. Nessuno può esprimere la propria sessualità senza dover nel suo cammino subire umiliazioni, offese, anche violenza. L’amore etero, gay o bisessuale permea qualsiasi aspetto della cultura, della pubblicità e della TV e  gli Italiani, isolati dalla realtà circostante, si celano dietro un apparente modernismo. Sembra che la rivoluzione socio-culturale del ’68 sia stata annullata, che i “i figli dei fiori” abbiano tramandato il nulla, che gli anni di rivendicazioni sessuali non abbiano neanche scalfito la penisola.  Credete sia la vicinanza alla Chiesa, l’essere ferventi cattolici? Le etichette e i pregiudizi hanno solo un denominatore comune e non è la fede. Mentre il mondo vive nel 2012 con progressi e regressi del terzo millennio l’Italia è una sua dimensione spazio-temporale, assimilabile al Medioevo. Involuzione, sottosviluppo culturale e sociale, ignoranza, ritardo fanno sì che gli Italiani vivano con i loro modelli, discriminando e soffocando la libertà. Un’altra Italia è possibile?
Bianca Rumore



Il mistico nell'epoca dell'incertezza e il fenomeno delle sette

Oggi si assiste al più diffuso scoramento morale, spirituale e sociale anche in Sicilia; non esistono più ad oggi certezze materiali che possono renderci la tranquillità di vivere una vita in parte spensierata e soddisfacente, che vada oltre le difficoltà quotidiane.
Sta proprio qui, nell’incertezza del domani la paura ancestrale e intrinseca nell’uomo di sperare in un miglioramento, se non materiale, spirituale o morale. Nel dubbio e nel bisogno ogni persona si chiede cosa ne sarà di sé e di questa sua vita e troverà sempre qui, nel proprio contesto ambientale, le risposte religiose alle sue domande esistenziali.
Assistiamo sempre più alla proliferazione di nuove religioni, gruppi e sette; esiste forse un’autonomia di giudizio tramandata, un’autocoscienza critica, a prescindere dalla propria cultura di appartenenza? La risposta è no, non esiste. Oggi, come nel Medioevo, abbiamo lo stesso modo di tramandare la religiosità tradizionale e l’unica differenza materiale, concretamente avvenuta, è stata solo la sottomissione dello Stato Vaticano al potere del Regno d’Italia, all’indomani dell’Unità nazionale…
Perché sono così pericolose le nuove sette religiose? Basta essere disinteressati per evitarle? Vi cadono davvero solo i deboli? Certo che no: è “l’educazione religiosa” che ci è stata inculcata da piccoli a renderci propensi nel “credere” ad affermazioni irrazionali illogiche e astoriche, rispetto a certezze condivise e indiscutibili. Innanzitutto vi è la necessità educativa di una libera auto “Formazione della Coscienza”, invece che di una dottrina mnemonica come se l’Amore di Dio dovesse essere appreso senza una vera scelta personale (pensiamo al battesimo). Per concludere, vorrei far riflettere su certi punti, per tentare di svegliare la gente dall’annebbiamento provocato da certe organizzazioni le quali spesso per “difendere la loro immagine” utilizzano, come le mafie, i mezzi della disinformazione e della diffamazione verso i loro fuoriusciti e verso i “pensanti”.
Riflettiamo bene, allora, quando frequentiamo o ci avviciniamo a gente che dice di avere carismi, visioni o doni di Dio; ricordarsi che niente di tutto questo è mai stato verificato (anzi spesso viene sfatato) può aiutarci ad essere vigili, e una mentalità critica e studiosa serve per indagare se stessi ed analizzare la propria realtà e verità. Utile è ricordarsi di non fidarsi mai totalmente del santone di turno; se starete attenti, invece, con occhi ben aperti, inizierete a vedere e ad ascoltare bugie e falsità di cui non vi eravate accorti prima, poiché assopiti solo dalle belle parole. 
Infine, non è utile nutrire pregiudizi nei confronti dei fuoriusciti da questi gruppi perché nella maggioranza dei casi ne sono usciti prima che i leader e i presunti capi o guide decidessero per loro e, quasi sempre, proprio loro, i coraggiosi, i più svegli, che non accettano da subito comportamenti ingannevoli, tornano ad una piena e serena quotidianità, sorridendo alla vita e, soprattutto, all’amore.
 Antonino Ferina




Formazione di un umanesimo planetario

Il cambiamento climatico, la desertificazione, lo smaltimento dei rifiuti hanno effetti locali e globali sull’ambiente, e sono legati al comportamento e ai modelli di vita dell’uomo.
Ambiente non significa solo lo spazio fisico in cui l’uomo vive, non è solo il paesaggio ma è la nostra cultura, il nostro sguardo verso tutto ciò che ci circonda.
Nel 1987 l’Unesco ha dichiarato che per realizzare uno sviluppo sostenibile e soddisfare i bisogni delle generazioni presenti e future è necessaria la realizzazione di una solidarietà intergenerazionale. La solidarietà attiene al cuore, se manca c’è aridità. La tutela dell’ambiente è una questione di sensibilità. 
Promuovere una coscienza ambientale diventa una necessità esistenziale e sociale per recuperare i valori della solidarietà naturale e sociale.
Dobbiamo recuperare il rapporto empatico con la Natura così come viene descritto da San Francesco nelle Laudes Creaturarum per con-vivere e con-sentire con tutte le creature del nostro pianeta in una fratellanza universale.
La svolta avviene non dall’alto, ma da tutti i cittadini devono emergere il bisogno, la tutela e la salvaguardia del Creato.
E’fondamentale costruire un’alleanza tra le diverse istituzioni e le realtà sociali presenti nel territorio per promuovere un segmento che componga la linea di un percorso in e con l’ambiente, dove ciascuno compia il proprio passo.
Siamo parti di una “comunità di destino” mondiale, l’“identità terrestre” postulata da Morin, che ci orienta a una dimensione etica del prenderci cura della Madre Terra.
Solo in armonia con la Natura possiamo trovare il bene-essere della persona e dell’intera comunità. Se pensiamo in modo ecologico nella vita di tutti i giorni, possiamo contribuire a migliorare il futuro del nostra pianeta. Il nostro comportamento e le nostre scelte, infatti, condizionano non solo la qualità della nostra vita, del nostro territorio, ma anche quella di tutto il pianeta. Dobbiamo prestare attenzione ai piccoli gesti quotidiani, avere un comportamento eco-compatibile. 
Questa è una sfida politica, educativa e sociale in cui tutti dobbiamo essere alleati poiché come scriveva John Lennon in una sua canzone: “Da soli tutto rimane un sogno, insieme diventa realtà”.

         Mattiella La Russa





Visto dagli altri
Bisacquino nella letteratura


Il nostro paese è stato oggetto nel corso degli anni di particolare attenzione da parte degli autori locali, ma sembrava doveroso ricordare anche in quali opere di autori non bisacquinesi esso ricorre quale sfondo di vicende storiche. Due di questi volumi sono interamente ambientati nel nostro paese, mentre negli altri tre il nome di Bisacquino ricorre in un paio di occasioni. Non vi resta che leggerli tutti e cinque e scoprire dove… Buona lettura!





Tempesta




Non è solo questione di numeri

Tutto gira intorno ad un numero dal giorno del concepimento di un individuo alla morte dello stesso.
9 mesi dal concepimento e nasce l’individuo, i genitori cominciano a prepararsi durante questo arco di tempo e contano, contano i giorni, contano i mesi 1-2-3-4-5-6-7-8-9.
Fin quando non arriva il giorno, quel giorno, con quel numero che condizionerà la vita dell’individuo.
E si !!!quello è il primo numero, la prima serie di numeri (giorno-mese-anno)  che quell’individuo si porterà dietro fino alla morte.
La vita di qualsiasi’individuo  è contrassegnata  da  eventi , congiunture, momenti  particolari che lo portano sicuramente ad una maturazione fisica e mentale, ad una evoluzione e quindi ad un cambiamento della persona. Ma se ci riflettiamo bene, ad ogni evento ad ogni congiuntura ad ogni momento particolare oltre ad associare un emozione nel 99% dei casi associamo anche un NUMERO.
Immaginiamo che noi perdessimo il concetto di numero e che…

 Mario e' un ragazzo che frequenta il liceo in una grande citta'. Vive con la mamma Giovanna, il padre Salvatore e la sorella Anna. Come tutte le mattine si prepara per andare a scuola.


- Mario! sei in piedi? 

- Ecco mamma, mi alzo, mi alzo, ... ma ... che ore sono? 

- Sono le .. le ... sbrigati o farai tardi a scuola!

Mario si alza dal letto, si prepara, prende i libri ...

- Che libri mi servono oggi? Italiano, mi pare, e poi ... matematica ... ma, che giorno e' oggi? Mamma!! Che giorno e' oggi ? 

- Oggi e'il ... il ..., oddio, sai che non me lo ricordo? Comunque non perdere tempo e vai subito a scuola.

Uscendo di casa Mario incontra il suo compagno di classe Giorgio.

- Giorgio, hai fatto i compiti per oggi? 

- Mah, non so, cosa dovevamo portare? 

- Italiano mi pare, ma non ricordo quali erano i compiti assegnati. 

- Aspetta li ho scritti sul diario! Ecco, studiare letteratura da pagina QUARANTUNO a CINQUANTASETTE. 

- QUARANTUNO? Che vuol dire? 

- Mah ... non so. Come al solito quella vecchia gallina della prof. si diverte ad usare termini incomprensibili per metterci in difficolta'! 

- Aspetta, vado a prendere il vocabolario.

Giorgio corre a prendere il vocabolario e inizia la ricerca dei termini misteriosi.

- Allora? Lì hai trovati? 

- No, accidenti non c'e' nemmeno sul vocabolario! 

- Porcaccia ..., che facciamo? 

- Andiamo a scuola e poi chiediamo agli altri.

Si avviano verso la solita fermata dell'autobus.

- A che ora passa l'autobus? 

- Non so. Ma, scusa, quale dobbiamo prendere? 

- Dobbiamo prendere il ... il ... Ma cosa diavolo mi succede stamattina, non mi ricordo piu' niente! 

- Ehi, non e' tuo padre quello ? Facciamoci dare un passaggio! 

- Certo!

Si avviano verso la macchina di Salvatore, che tuttavia appare in difficolta' per qualche strano motivo.

- Papa', papa', ci dai un passaggio a scuola? 

- Ma certo, salite.

Dopo un …. di minuti sono ancora li', mentre Salvatore appare come imbambolato.

- Papa', non ti senti bene? 

- Mi sento un po' strano, mi gira la testa!

In effetti il malessere di Salvatore e' da ricercarsi nell'imbarazzo di fronte a tutti quei simboli che compaiono sul cruscotto e che solo fino a ieri apparivano cosi' familiari! E inoltre, come si fa a partire? Bisogna mettere la prima e ... la PRIMA???
Mario e Giorgio decidono di proseguire a piedi verso la scuola, salutano Salvatore e si incamminano.

- Ti ricordi la strada? 

- Si', certo. Dobbiamo andare di la', poi girare a destra, poi dritti e poi un po' piu' avanti c'e' la scuola, viale Manzoni numero ..., numero ... 

- Cosa intendi per NUMERO ? 

- Il numero e' quella cosa che serve per ... per ... 

- Aspetta, guardiamo sul vocabolario? 

- numero, s.m. (lat. numerus). Ente astratto che indica la quantita' di oggetti di un insieme. 

- Hai capito ?? 

- Nooo !! 

- Al diavolo! Questi vocabolari non valgono un cavolo!

Vedete che cosa può succedere se non si ha la cognizione dei numeri.
Però se ci riflettiamo bene, non bisogna vedere i numeri come qualcosa di essenziale nella nostra vita. Il numero infondo non fa altro che dare la quantità di qualcosa.
E’ quel qualcosa allora che ha un valore, e quel qualcosa  e non il numero che da all’individuo una risposta.
20 amici           1 laurea        100 euro       200 francobolli     300 conoscenti    1 lavoro         1casa                 1 cane      2 cavalli            1 fede      4 figli                 2 macchine     30 mele              1 hobby         6 fratelli  
E quel qualcosa, quell’insieme di qualcosa che plasma un individuo e che lo presenta alla società.
Quindi incominciamo a pensare più al valore di quel qualcosa che non al numero, perché in fondo alla fine dei nostri giorni i numeri che abbiamo collezionato durante la nostra vita non contano niente , ci rimarrà soltanto una pagina bianca  con il nostro nome e cognome , una foto e due serie di NUMERI (giorno-mese-anno).
Filippo Gannuscio



Carnevale bisacquinese: la figura “d’u Zuppiddu”

"U Zuppiddu" è la figura caratteristica del carnevale di Bisacquino, una figura contadina con pantaloni alla zuava, camicia, gilet, coppola e bastone ricurvo, con in una mano un uovo e nell'altra un grillo.
Questa figura simbolo del carnevale Bisacquinese nasce negli anni Duemila. Nato nel 2001, ma divenuto carro apripista solo nel 2003, "U Zuppiddu" è il frutto della contaminazione tra il personaggio del “Piddu” e la tradizione tipicamente bisacquinese del “Venniri Zuppiddu”, giorno seguente il Giovedì Grasso, in cui, secondo la credenza popolare, bisogna mangiare un uovo per scongiurare la “caduta” del “grillo”, termine che evidentemente allude alla virtù virile.
Anticamente,  a conclusione del Carnevale Bisacquinese, il Martedì Grasso, quattro uomini portavano in giro per la piazza, adagiato su una scala, un baule con dentro un fantoccio di paglia e stracci; dietro lo seguivano molti ragazzi che gridavano: “Murìu Piddu” e che facevano baldoria suonando i “brogni” (conchiglie marine). Poiché la morte del “Piddu(sviluppatosi sulla figura storica di Piddu papà) rappresentava la morte del Carnevale, ecco che egli, moribondo, faceva testamento, rivelando, con tale espediente, le magagne della vita paesana e dei suoi uomini più in vista: “Lassu a li dotti li testi confusi/ ‘nta tanti libra e ‘nna tanta scrittura,/ lassu all’avvocati li causi persi/ a li duttura ci lassu la cura.” A mezzanotte, infine, allo scoccare cioè delle Ceneri che aprono il periodo quaresimale, suonava “lu sinnu”, che annunciava che il Carnevale era terminato, e il fantoccio veniva bruciato.
Tempesta


Dall’Inghilterra arrivano nuovi articoli di oggettistica cristiana. Singolare è la fusione tra sacro e profano.
La Cristianità moderna è al passo con l’immoralità contemporanea?
La parola di Dio diffusa con oggetti che sono un’assurda osmosi tra la morale e la volgarità.


Ci troviamo in ambito cristiano anglicano ed esattamente nella cattedrale gotica di Beverley, la cosiddetta “Beverley Minster”, in Inghilterra. Percorrendone l’interno, oltre all’imponente navata centrale e alle meravigliose vetrate, dopo essere travolti dall’estetica gotica, ci s’imbatte, alla fine della visita, in un negozio all’interno della chiesa stessa.  Entrando, dinanzi la cassa, troviamo l’angolino delle Bibbie tascabili, la cui dimensione è pari al palmo della mano di un bambino. Verso destra abbiamo gli accessori intimi, tra cui slip firmati “I love Jesus”. Accanto all’uscio del negozio, possiamo ammirare una serie di borse con ascritte le seguenti parole “I love wine”, indubbiamente al fine di esortare i cristiani a bere il sangue di Cristo, ricevendo  più frequentemente il sacramento dell’Eucarestia.
E’ sorprendente apprendere la minuziosa opera di accostamento dell’oggettistica e bigiotteria cristiana a quelle profane, e accorgersi come il commercio di tali oggetti e la conseguente strumentalizzazione stia toccando il fondo del baratro, sfociando nel volgare e francamente nel paradossale. Dalle indulgenze dei secoli addietro agli slip anglicani, è questo il concetto universale di Cristianità? Cristo asserì “convertitevi e battezzatevi” con dei futili oggetti di uso quotidiano? Diffondiamo la parola di Dio mediante la vendita dell’intimo firmato con il nome di Cristo? Gli esempi suddetti sono, apparentemente, soltanto delle insignificanti e scialbe osservazioni, ma è necessario estenderli  e  contestualizzarli nel nostro tempo, nel nostro mondo.
Pertanto in un mondo etichettato generalmente come immorale e giudicato, in maniera costante, negativamente per il degrado etico - morale, sociale e religioso, la Chiesa non dovrebbe mantenere integro il moralismo che tanto divulga? Invece no! Gli uomini della Cristianità, che tanto ammettono gli errori del passato, stanno nuovamente facendo emergere le loro pecche: corruzione, volgarità, mondanità. Dopotutto anche i cristiani devono adeguarsi all’evoluzione sociale, no? In caso contrario non sarebbe una Cristianità moderna!


Bianca Rumore




Ciak, si gira!

Per il secondo anno consecutivo, Bisacquino si trasforma in un set a cielo aperto per accogliere i giovani registi che parteciperanno nelle date del 19-20-21 Agosto al “Bisacquino Festival Set-II premio Frank Capra”. L’evento, che si svolgerà nella splendida cornice di piazza Triona, consiste in un concorso di cortometraggi le cui tematiche preminenti sono la figura di Frank Capra, il paese di Bisacquino e le problematiche dell’emigrazione/immigrazione. La manifestazione ha registrato lo scorso anno un ottimo successo di pubblico e ha visto la partecipazione di ospiti d’eccezione quali il regista Marco Amenta e l’attore Paride Benassai. Anche quest’anno, il festival è curato da Pippo Gigliorosso ed è condotto da Giuseppe Santostefano, coadiuvati dalla scrittrice Valentina Gebbia.
Con quest’evento la comunità di Bisacquino vuole ricordare l’intramontabile figura del pluripremiato Frank Capra, pioniere del cinema americano e autore di capolavori come “La vita è meravigliosa”.
Tempesta